Errori di coltivazione e malattie delle Orchidee: impariamo a riconoscerle e curarle

malattie delle Orchidee

Saper riconoscere le malattie delle Orchidee e gli stati di malessere della pianta è molto importante per riuscire a coltivare con successo questi esemplari tanto affascinanti. Non è infatti raro che gli splendidi steli florali ricchi di boccioli pronti a schiudersi, appena acquistati o ricevuti in regalo, cadano improvvisamente nel giro di pochi giorni. Oppure che le foglie, prima turgide e lucide, inizino ad afflosciarsi o macchiarsi.

Le malattie delle Orchidee: parassiti ed errori di coltivazione

Se un’Orchidea manifesta segni di malessere (perde boccioli, foglie molli, ecc) o alterazioni (macchie, buchi, decolorazioni, ecc.) sono due le cause principali sulle quali dovremo indagare. La prima è figlia della presenza di parassiti, cioè insetti come Acari o Afidi o organismi patogeni, come i batteri o le spore delle malattie fungine. La seconda è legata a errori di coltivazione che generano una fisiopatia, cioè un’alterazione della corretta crescita della pianta non causata da cause esterne (come i parassiti o i funghi). Insomma, abbiamo sbagliato qualcosa noi! Può succedere e gli errori in cui incappare sono tanti: un’irrigazione eccessiva o carente, poca luce, niente concimi e biostimolanti, la presenza di fonti di calore o spifferi gelidi nelle vicinanze, ecc.

Siccome le Orchidee vengono coltivate in casa, la possibilità che entrino in contatto con insetti parassiti è abbastanza remota. Succede se si spostano sul terrazzo le piante in estate, ma di solito le Orchidee vengono coltivate in appartamento. Quando una Orchidea “entra in crisi” nella maggior parte dei casi si tratta di una fisiopatia. Va detto che anche alcune delle “cause esterne” sono determinate da errori di coltivazione. Per esempio un’irrigazione sbagliata e un’eccessiva umidità del terriccio induce lo sviluppo di spore e malattie fungine e la perdita di tonicità delle foglie.

Impara a coltivare la tua Orchidea

Precisiamo per i neofiti che il termine Orchidea definisce una famiglia di piante, le Orchidaceae, composta da decine di generi e centinaia di specie differenti fra loro. Phalaenopsis e Cymbidium sono i più diffusi ma possiamo ampliare la conoscenza di questo mondo cimentandoci nella coltivazione della Cattleya, del Dendrobium, della Vanda o dell’Oncidium. Oltre alle fioriture molto differenti fra loro, anche le piante hanno esigenze talvolta differenti. Alludiamo per esempio alla resistenza o meno al freddo: la Phalaenopsis predilige il caldo, con un’escursione termica di 30/35°C di giorno e almeno 15°C di notte, mentre il Cymbidium preferisce un clima più fresco, tra i 27°C di giorno e i 10°C di notte.

Non solo: la maggioranza delle Orchidee sono piante da interno, ma nella grande famiglia non mancano esemplari da esterno, come le Bletille e i Cypripedium. Inoltre, quasi tutte le Orchidee sono piante epifite: in natura non crescono nel terreno ma abbracciate alla corteccia dei grandi alberi. Ma esistono alcune eccezioni: la Ludisia discolor e la Bletilla crescono nel terreno come qualsiasi altra pianta.

Non esiste quindi una regola unica per coltivare le Orchidee: dobbiamo scoprire il genere della nostra pianta e seguire le sue esigenze specifiche.

Clicca qui per leggere la Guida alla coltivazione delle Orchidee!

Per curare le malattie delle Orchidee impariamo a osservarle

Se la nostra Orchidea manifesta segni di malessere la prima cosa da fare è osservarla attentamente in ogni sua parte. L’obiettivo di questa analisi è escludere la presenza di insetti o malattie fungine. Dovremo quindi analizzare le foglie e le radici alla ricerca dei parassiti e delle loro tracce: come piccole ragnatele (Acari e Ragnetti rossi), spore e muffe, decolorazioni a puntini sulle foglie o sostanze appiccicose (Afidi).

L’osservazione attenta di tutte le nostre piante, non solo le Orchidee, è un compito che dovrebbe entrare nella routine settimanale di un amante del verde. È molto utile per scoprire la presenza di eventuali parassiti alle primissime avvisaglie: cioè quando potremo risolvere il problema rapidamente e con soluzioni naturali.

Come curare le Orchidee in presenza di parassiti

Se notiamo sulla pianta la presenza di insetti microscopici, piccole ragnatele o liquidi appiccicosi (melata) siamo in presenza di un insetto parassita.

Altre tracce della loro presenza sono i danni apportati alla pianta. Possiamo distinguere due grandi categorie di insetti parassiti in funzione dell’apparato boccale: i pungenti-succhianti, che bucano le parti vedi e succhiano la linfa (Acari, Afidi, Cocciniglie, Cimici, ecc.) e i masticatori che rosicchiano le foglie (larve di lepidotteri, Dorifora, Tignola, ecc.). Le Orchidee di solito vengono aggredite dai primi: la presenza di puntini decolorati sulle foglie indica dove hanno “pranzato” gli insetti pungenti-succhianti.

In presenza di parassiti dobbiamo eliminarli manualmente, se è possibile, con un batuffolo imbevuto di alcool e trattare la pianta con un prodotto specifico. È importante saper riconoscere il tipo di parassita. Contro gli Acari o Ragnetti possiamo utilizzare un estratto di ortica mentre contro insetti più grandi, come gli Afidi meglio ricorrere a un sapone molle di potassio, utile anche per la rimozione della melata, il liquido appiccicoso rilasciato dagli Afidi. Contro le Cocciniglie dà ottimi risultati l’olio di soia. Possiamo ricorrere a confezioni spray pronte all’uso oppure a soluzioni liquide concentrate da diluire in acqua.

Tutte queste soluzioni vanno spruzzate su tutte le parti della pianta, a eccezione dei fiori che potrebbero rovinarsi. Ripetiamo il trattamento ogni 7 giorni fino alla risoluzione del problema. Essendo prodotti totalmente naturali, è bene utilizzarli anche in modo preventivo, spruzzandoli sulla pianta ogni 15/20 giorni nel periodo di massima presenza degli insetti, cioè in primavera e in estate. La presenza di sapone molle, olio di soia o estratto di ortica sulle foglie induce i parassiti che dovessero avvicinarsi ad andarsene. È bene prestare attenzione alle buone pratiche preventive, poiché in caso di invasione riusciremmo difficilmente a salvare la pianta.

In caso di invasioni particolarmente importanti, possiamo ricorrere a un insetticida di sintesi concepito per la protezione delle piante ornamentali, che agisce per contatto e assicura una buona persistenza sulla pianta. Ripetiamo il trattamento ogni 7 giorni se necessario.

Contestualmente all’inizio dei trattamenti è bene rinvasare l’Orchidea, avendo cura di gettare totalmente il vecchio substrato che potrebbe contenere uova o insetti. Sostituiamolo con un nuovo terriccio specifico per Orchidee.

Malattie delle Orchidee: funghi e macchie sulle foglie

Se notiamo invece la presenza di muffe nel terriccio o di macchie sulle foglie, molto probabilmente abbiamo a che fare con una malattia fungina. È bene intervenire subito, prima che la malattia si propaghi mettendo a rischio la pianta.

La presenza di muffe e spore nel terriccio è indice di un eccessivo tasso di umidità del substrato. Dovremo quindi anzitutto rinvasare la pianta e gettare il vecchio terriccio fradicio per sostituirlo con un nuovo substrato specifico per Orchidee. Si tratta di particolari terricci composti da torba e corteccia, che evitano i ristagni d’acqua o un’eccessiva umidità, fatali per questo tipo di piante che, lo ricordiamo, sono piante epifite. Le radici hanno quindi principalmente la funzione di dare stabilità alla pianta e non vanno immerse nel terreno.

Per infestazioni non molto grandi possiamo utilizzare un estratto di equiseto, particolarmente efficace contro molte delle malattie fungine che colpiscono le piante ornamentali, come l’Alternaria, la Ticchiolatura, la Bolla, l’Oidio (o Mal Bianco) e la Peronospora.

Le malattie fungine potrebbero riproporsi. In futuro riduciamo le irrigazioni ed evitiamo di lasciare acqua stagnante nel sottovaso. Quando nebulizziamo l’acqua sulle foglie in estate e in inverno, facciamolo alla mattina in modo che le gocce in eccesso possano evaporare nel corso della giornata. Non lasciamo gocce d’acqua persistenti sulle foglie: possono generare macchie fungine.

Gli errori di coltivazione e le fisiopatie

Se dall’analisi attenta della pianta non rileviamo tracce di insetti e muffe, probabilmente abbiamo commesso noi qualche errore nella coltivazione. Spesso ci sono delle concause, ma a volte è sufficiente spostare la pianta in un posto più luminoso per vederla “risvegliare”!

La caduta improvvisa dei boccioli prima della fioritura è spesso causata da un errore di irrigazione: troppa o poca acqua nel momento in cui avrebbero dovuto sbocciare. Anche un colpo di freddo può causare uno choc termico che può portare alla perdita dei boccioli. Evitiamo di esporre le Orchidee a temperature inferiori ai 15°C ed evitiamo di posizionare il vaso vicino a una finestra che si apre spesso in inverno. L’acqua per l’irrigazione deve essere a temperatura ambiente: l’acqua gelata che scorre dal rubinetto può provocare choc termici alla pianta, specialmente in estate.

Se la pianta non dà segni di crescita e non produce nuove foglie è possibile che non abbiamo abbastanza luce. Le Orchidee crescono in natura nelle foreste tropicali e lo fanno abbracciando la corteccia dei grandi alberi proprio per raccogliere più luce possibile. Scegliamo quindi un luogo molto luminoso, ma non esposto direttamente ai raggi solari. Specialmente in estate e se la finestra è esposta a sud: è sufficiente una tenda leggera per mantenere la giusta luminosità schermando i raggi.

Se le foglie perdono la loro tonicità naturale e tendono ad afflosciarsi probabilmente abbiamo esagerato con l’irrigazione. È un errore frequente: le foglie si afflosciano e sembra abbiano “sete”, così irrighiamo e peggioriamo la situazione. La perdita di tono delle foglie può essere causata anche da una malattia fungina. In ogni caso, sospendiamo le irrigazioni e cambiamo il terriccio se è troppo bagnato.

Le foglie rugose e le radici secche sono invece indice di mancanza di acqua. L’osservazione delle radici delle Orchidee è un ottimo metodo per controllare l’irrigazione. In una pianta in forma sono verdi; quando tendono a diventare argentee significa che hanno bisogno di acqua. Man mano che perdono umidità superficiale, le radici si ricoprono su una leggera patina, che le fa sembrare argentee, per difendersi dall’evaporazione. È quindi un segnale che hanno “sete”.

I giusti nutrienti

A prescindere dal tipo di problema incontrato, dopo la cura sarà bene fornire alla pianta tutte le sostanze nutritive necessarie per rimettersi in sesto. Per la corretta salute delle nostre Orchidee possiamo utilizzare un biostimolante totalmente naturale a base di alghe, perfetto per ristabilire l’equilibrio metabolico della pianta attraverso un processo riconosciuto spontaneamente dai tessuti verdi, senza forzature o sovraccarichi nutrizionali. In poco tempo vedremo una ripresa vegetativa armoniosa e costante.

Anche la propoli migliora in modo del tutto naturale le capacità delle piante di rispondere agli stress biotici (causati da parassiti e funghi) e abiotici (errori di coltivazione, traumi o fattori climatici). Si tratta di un efficace corroborante, utile per potenziare le difese naturali delle piante, grazie al suo contenuto di resine, cera naturale, flavonoidi, oli essenziali, vitamine e minerali. La propoli si utilizza per irrorazione sul fogliame anche in associazione o con alternanza di altre sostanze, come quelle a base di rame e zolfo e il sapone molle. La sua azione biostimolante è sinergica con quella svolta dai normali concimi: aumenta le capacità delle piante di assorbire al meglio i fattori nutritivi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *