Come coltivare un Alloro – Laurus nobilis

coltivare un alloro

È un arbusto molto versatile e possiamo coltivare un Alloro sia come pianta singola per usare le sue foglie profumate in cucina, sia insieme ad altri esemplari per creare una siepe densa e folta. Nel sud Italia cresce anche spontaneamente lungo le coste. Attenzione a non confonderlo però con il Lauroceraso (Prunus laurocerasus) che invece ha foglie tossiche.

La conoscenza dell’Alloro (Laurus nobilis) è talmente antica che anche l’etimologia del suo nome è incerta: forse deriva dal sanscrito o dal celtico. È però certo che la tradizione degli antichi Greci e Romani di incoronare i poeti e i valorosi con foglie di Alloro (che loro chiamavano Lauro), sia giunta fino a noi. Ancora oggi usiamo abitualmente il termine “laurea” per indicare il massimo titolo di studio e cingiamo con coroncine d’Alloro i neo laureati. Ha un ruolo importante anche nella mitologia greca: Dafne per sfuggire ad Apollo si trasformò in questa pianta che da allora divenne sacra.

Oggi lo conosciamo principalmente per il suo uso in cucina, ma viene utilizzato anche in erboristeria per le sue proprietà digestive e rinfrescanti, per la preparazione di liquori, le bacche sono un ingrediente fondamentale dell’antico sapone di Aleppo e dal nettare dei suoi fiori le api ottengono un ottimo miele. Una volta le foglie di Alloro venivano utilizzate anche per allontanare le tarme dagli armadi.

Poiché teme il gelo prolungato, nelle zone alpine e appenniniche con inverni rigidi possiamo coltivarlo in vaso: crescerà meno in altezza rispetto alle piante coltivate in giardino ma avremo una bella sempreverde profumata.

La pianta di Alloro è caratterizzata da una corteccia scura e da foglie coriacee di forma ovale, di colore verde scuro e lucide solo sulla pagina superiore. In primavera, da marzo ad aprile, produce dei fiori riuniti in ombrelle di colore giallo chiaro. Soltanto le piante femminili produrranno in autunno delle bacche nere, che contengono un solo seme. Gli uccelli ne vanno ghiotti e svolgono un ruolo fondamentale per la diffusione di questa pianta.

Dove coltivare un Alloro

È una pianta molto rustica, tollera picchi fino a -10°C ma non ama il gelo prolungato. Possiamo quindi coltivarlo in giardino in quasi tutta Italia, mentre nelle zone alpine e montane meglio ricorrere a un vaso.

Tollera l’inquinamento e l’aria salmastra delle zone marine e viene usato con successo anche per realizzare siepi poiché tollera le potature frequenti.

L’Alloro cresce bene anche in mezz’ombra, ma è meglio scegliere una posizione soleggiata per gran parte della giornata. Proteggiamo invece dai venti freddi.

Come coltivare un Alloro

Come abbiamo visto la coltivazione può essere iniziata da seme, da talea ma più frequentemente acquistiamo in un vivaio una piantina già cresciuta, semplicemente da trapiantare.

Per la coltivazione in vaso scegliamo un contenitore abbastanza ampio e profondo. La pianta tende a produrre dei pollini e a crescere in larghezza. Si sviluppa di circa 20/30 cm ogni anno. Naturalmente in questo caso lo sviluppo della pianta dipende anche da quanti tagliamo per l’uso in cucina! Ogni 2 anni travasiamo l’Alloro in un vaso leggermente più grande all’inizio della primavera.

All’atto del trapianto, in giardino o in vaso, aggiungiamo al terriccio delle perle bioattivanti: un concime a lento rilascio naturale che stimolerà l’attecchimento della pianta.

Per stimolare lo sviluppo e la fioritura della pianta, in giardino possiamo usare le perle biottivanti ogni due mesi fino all’autunno.

In caso di coltivazione in vaso dovremo reintegrare le sostanze nutritive presenti nel terriccio, destinate a esaurirsi nel corso del tempo. In questo caso è più pratico un biostimolante per piante da orto da diluire nell’acqua dell’irrigazione ogni 10 giorni in primavera e in estate e una volta al mese in autunno e in inverno.

Come irrigare l’Alloro

Tollera bene brevi periodi di siccità e non è una pianta particolarmente esigenze. Nelle zone con clima mite le piante adulte sono quasi autosufficienti: si accontentano delle piogge e dobbiamo irrigare solo in estate e in presenza di lunghi periodi di siccità.

Le piante appena trapiantate, quelle più giovani, vanno invece irrigate con regolarità finché non avranno attecchito e maturato un apparato radicale idoneo.

Anche le piante coltivate in vaso richiedono un’irrigazione costante, poiché l’umidità trattenuta dal terriccio presente nel vaso tende a evaporare, specialmente in estate sotto i raggi del sole o in caso di vasi di piccole dimensioni.

Prevediamo frequenti irrigazioni durante i mesi più caldi, andando a diradare con l’approssimarsi dell’inverno. Nei mesi più freddi limitiamoci a mantenere umido il terriccio e bagniamo solo se necessario.

Come potare l’Alloro

Se lo usiamo come pianta da siepe possiamo potarlo con maggiore frequenza, per dare una forma corretta all’insieme.

Se invece lo coltiviamo in vaso o come singolo esemplare possiamo anche evitare di potarlo. Se non per gli usi in cucina! Poiché la pianta tende a crescere, può rendersi necessaria una azioni di contenimento per correggere o limitare la forma della pianta. In questo caso facciamolo alla fine dell’inverno.

Come proteggere l’Alloro in inverno

Una pacciamatura alla base della pianta è utile in tutte le latitudini. Oltre a proteggere le radici, trattiene l’umidità e impedisce lo sviluppo di infestanti.

Nelle zone con inverni freddi possiamo proteggere la chioma con un cappuccio in tessuto-non-tessuto traspirante.

Se invece coltiviamo l’Alloro in vaso, possiamo spostarlo in una serra fredda o in un locale luminoso.

Al termine dell’inverno, quando le temperature minime superano stabilmente i 10°C, possiamo togliere le protezioni e riportare all’esterno dalla pianta, in vista della prossima primavera. Questo è il momento migliore per controllare lo stato di salute del nostro Alloro, per potare i rami secchi, danneggiati o che escono dalla forma, per effettuare l’eventualmente rinvaso e per una concimazione per stimolare l’inizio del nuovo ciclo vegetativo.

I nemici dell’Alloro

Se irrighiamo correttamente la pianta e non lasciamo acqua stagnante nel sottovaso non dovremmo avere particolari problemi con le malattie fungine.

Sono invece possibili attacchi da parte di insetti fitofagi, in particolare Cocciniglie e le larve dei Lepidotteri. Le prime pungono le foglie e le loro nervature per succhiare la linfa. Nel secondo caso invece si tratta di farfalle: prima di deporre le uova, producono una bava sericea utile per “incollare” fra loro due foglie o ripiegarle su sé stesse. Una sorta di “corazza” per proteggere le uova. Quando si schiuderanno, le larve, dotate di apparato boccale masticatore, inizieranno a rosicchiare le foglie finché non compiranno la loro trasformazione in farfalle.

Contro lo sviluppo delle Cocciniglie possiamo usare l’olio bianco di soia. Si tratta di un prodotto di origine vegetale, consentito in agricoltura biologica e che può essere usato in qualsiasi momento del ciclo produttivo. Crea una pellicola sugli insetti che li porta ad asfissia, soffocamento ed essicazione. L’olio bianco ricopre completamente il parassita e si insinua negli orifizi respiratori, provocandone la morte. Inoltre esercita un’azione lipofila sugli strati cerosi delle strutture cellulari degli insetti nei loro diversi stadi di evoluzione: danneggiando la cuticola causa la morte del parassita per disidratazione.

Gli hobby farmer con patentino fitosanitario possono ricorrere un insetticida di contatto indicato per l’uso su piante edibili (PFnPE), cioè commestibili. Se invece coltiviamo l’Alloro come pianta da siepe e non ci interessa usarlo in cucina, possiamo usare un insetticida a base di piretrine e olio di colza: è un prodotto di libera vendita pronto all’uso, ma indicato solo per piante ornamentali (PFnPO).

Leggi questo articolo per conoscere tutti i metodi per limitare la presenza di Cocciniglie sulle piante!

Contro le larve di Lepidotteri possiamo invece usare il Bacillus thuringiensis, un insetticida microbiologico ampiamente utilizzato nel mondo professionale, consentito in agricoltura biologica e oggi disponibile anche per gli hobbisti. Si tratta di un batterio presente nel terreno, quindi di origine naturale, che provoca l’intossicazione e la morte delle larve di alcuni Lepidotteri. In particolare il Bacillus produce delle spore e un cristallo proteico, tossico per gli insetti con un ambiente intestinale alcalino come le larve dei Lepidotteri. Colpisce in modo mirato soltanto le larve: non va quindi utilizzato né contro le uova né contro le farfalle adulte. Leggi questo articolo per approfondire la conoscenza del Bacillus thuringiensis!

Gli hobby farmer con patentino fitosanitario possono usare anche lo Spinosad. Una soluzione consentita in agricoltura biologica ma purtroppo limitata soltanto agli hobbisti con patentino. Anche in questo caso di tratta di un batterio naturale, la Saccharopolyspora spinosa, naturalmente presente nel terreno. Agisce sia per contatto sia per ingestione ed è particolarmente efficace contro Tripidi e Lepidotteri.

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