7 consigli per coltivare i Cactus in casa

coltivare i Cactus

Coltivare i Cactus e le piante grasse è facile e sono quasi autosufficienti: ma non totalmente! Come abbiamo già spiegato “piante grasse” è una locuzione popolare e botanicamente è più corretto chiamarle “succulente” (leggi questo articolo se vuoi approfondire). Non si tratta di una sola famiglia di piante ma di una attitudine che accomuna specie anche molto differenti fra loro. Sono chiamate succulente le piante che hanno la doppia capacità di trattenere l’acqua in alcune parti (foglie, tronchi, radici, ecc.) e di utilizzarla in caso di siccità persistente. Per resistere in condizioni estreme, spesso desertiche, si sono evolute e hanno imparato a fare scorta di liquidi per non morire di sete.

I Cactus, o meglio le Cactacee, sono una delle tante famiglie che fanno parte delle piante succulente. Sono una famiglia molto numerosa, composta da più di 100 generi, 3.000 specie e un numero indefinito di ibridi.

Quando ci accingiamo a coltivare un Cactus, quindi, la prima cosa che dobbiamo fare è capire esattamente di quale genere e specie si tratta. All’atto dell’acquisto verifichiamo quindi che nel vaso sia presente il nome botanico completo, su un’etichetta infilata nel terriccio o stampato sul codice a barre. In sua assenza informiamoci dal vivaista e prendiamo nota. Ogni specie ha esigenze diverse e c’è una bella differenza tra coltivare una piccola Mammillaria plumosa, un Cactus di Natale (Schlumbergera) o un grande Echinocactus.

Ecco altri 7 consigli per non sbagliare l’acquisto!

7 consigli per coltivare i Cactus in casa

1. Terra

Non è mai bene generalizzare quando si tratta di migliaia di piante differenti, ma in questo caso ci sentiamo di dire che tutti i Cactus non amano i terreni troppo umidi e poco drenanti. Non sono piante da palude o sottobosco: sono originarie dei deserti, dove il terreno è arido e durante i periodi delle piogge assorbe in breve tempo la grande quantità di precipitazioni.

Quindi usiamo sempre un terriccio specifico per piante grasse e succulente, addizionato con sabbia silicea e materie prime che favoriscano il rapido drenaggio dell’acqua in eccesso. Quello universale che ci è avanzato, non va bene!

La prima causa di insuccesso nella coltivazione dei Cactus sono le malattie fungine e i marciumi radicali: sono difficili da curare e lasciano segni anti estetici sulla pianta per sempre. Funghi e marciumi proliferano nell’umidità e spesso sono figlie di un’errata irrigazione.

2. Acqua

Meglio poca di tanta. I Cactus resistono alla siccità e i vivaisti specializzati sostengono che un po’ di stress idrico faccia bene a queste piante perché le stimola ad adottare un comportamento “naturale”. Cioè sfruttare i liquidi interni per poi tornare a farne scorta alla prossima irrigazione.

Se evitiamo però di mettere troppo sotto stress la pianta e prevediamo dei cicli di irrigazione periodici, ci ricompenserà con una crescita migliore e fioriture generose.

Alla domanda “ogni quanto le bagno?” la risposta è “dipende”. Soprattutto dalla grandezza del vaso e dalla quantità di terra presente, ma anche dall’esposizione solare e le temperature medie. Un vaso grande all’ombra in casa in inverno, verrà irrigato meno frequentemente di un piccolo vasetto al sole sul terrazzo in estate. Sul terrazzo, se il vaso è esposto al sole, va irrigato anche ogni 2/3 giorni in estate. Le piante coltivate in casa si bagniamo ogni 7/10 giorni nei mesi caldi e una volta al mese in inverno. Fanno eccezione i vasi molto piccoli che andranno idratati più spesso.

Quando bagniamo un Cactus, non lesiniamo e facciamolo a fondo. Nel deserto le piogge sono rare ma molto generose: talvolta allagano le vallate che si asciugano in qualche giorno. Cerchiamo di riprodurre quello che avviene in natura. Se è possibile spostiamoci su un lavandino e irrighiamo bene tutto il terriccio presente nel vaso, anche lungo i bordi, finché l’acqua inizia a fuoriuscire dai fori sul fondo del vaso. Se possibile usiamo acqua piovana, sicuramente a temperatura ambiente. Prima di riporla nel portavaso, lasciamo scolare bene l’acqua in eccesso per un quarto d’ora.

3. Sole

I Cactus crescono bene anche all’ombra, ma danno il meglio di sé se hanno a disposizione molte ore di sole al giorno. In particolare i Cactus che producono i fiori. Ricordiamoci che sono piante che in natura crescono nel deserto, dove il sole certo non manca. Ovviamente le piante esposte al sole in estate andranno irrigate con maggiore frequenza, specialmente se hanno un vaso piccolo.

4. Energie

Gli elementi nutritivi contenuti nel terriccio si esauriscono rapidamente. Prevediamo un programma annuale di concimazione con un biostimolante a base di alghe marine. Le Cactacee non sono molto esigenti ed è sufficiente diluirlo nell’acqua dell’irrigazione una volta al mese.

Per stimolare la fioritura, usiamo nei mesi precedenti dei concimi ad alto tenore di Fosforo e Potassio.

5. Vaso

È vero che alcuni Cactus vivono in pochissima terra e nei centri specializzati vengono esposti in contenitori davvero minuscoli. Ma se li travasiamo in un contenitore più profondo, magari insieme ad altri esemplari, limiteremo il rischio dei pericolosi ristagni d’acqua. E quindi le malattie fungine.

Preferiamo dei vasi con i fori sul fondo: sono più pratici da irrigare ed evitano il rischio che si formi un deposito d’acqua sul fondo.

6. Igiene

Anche se sembrano statue immobili, i Cactus sono vivi e hanno bisogno di respirare. Periodicamente togliamo la polvere con l’aiuto di un pennello e se necessario puliamo la superficie delle nostre Cactacee con un panno inumidito. Se sono spinose, usiamo guanti protettivi.

7. Guardami!

Una volta alla settimana dedichiamo dieci minuti ai nostri Cactus, semplicemente per osservarli con attenzione. Se necessario anche con l’aiuto di una lente d’ingrandimento. Lo scopo di questi controlli periodici è di ricercare eventuali problemi, in modo da intervenire in modo tempestivo. Un piccolo insetto, una ragnatela, l’inizio di una malattia fungina: tutti sintomi che non dobbiamo sottovalutare.

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